L’Orto Felice di Udine: “La terra è il nostro bene più prezioso”

Il cibo è il nostro linguaggio universale: è il primo atto d’amore e di condivisione.

L’azienda agricola biologica l’Orto Felice è la naturale continuazione di una antica tradizione contadina che la famiglia Romanelli si tramanda da generazioni. Gli orti dei loro nonni e bisnonni, situati a Udine Sud, da sempre fornivano la verdura fresca alla città. L’Orto Felice nasce su questi orti e viene certificato biologico nel 1989. L’azienda possiede otto ettari di terreno nel comune di Udine e coltiva, secondo i principi dell’agricoltura biologica e dell’agroecologia, un ventaglio multicolore di ortaggi di stagione, privilegiando varietà antiche, gustose e di tradizione contadina, frutta, erbe aromatiche ed erbe spontanee.

“Pensiamo che essere agricoltori biologici oggi sia uno strumento strategico, formativo, educativo e culturale necessario a promuovere cambiamenti nella filiera agroalimentare e nelle scelte dei consumatori. La nostra convinzione è che l’immediato futuro ci chiede comportamenti più responsabili e consapevoli, atti a mantenere e migliorare la salute dei suoli, delle acque, delle piante e degli animali, dandoci la possibilità di abitare dignitosamente la terra. Il nostro ruolo è anche avvicinare all’agricoltura persone che, nella disabilità, hanno bisogno di ritrovare i loro talenti” mi spiega Caterina Romanelli, oggi a capo dell’azienda.

Poco più che trentenne, dieci anni trascorsi fuori dall’Italia di cui sette a Parigi a lavorare per un grosso fondo di investimento europeo. Ora sono davvero curiosa, chi è Caterina? 

Sono nata a Udine e sono cresciuta qui. Dopo la laurea triennale in Scienze Diplomatiche  a Gorizia, mi sono interessata allo sviluppo sostenibile e quindi mi sono trasferita a Parigi per seguire una specialistica in questo ambito. In quel momento mi sono appassionata a questo tema dal punto di vista macro economico e mi sono resa conto che avrei voluto lavorare con le imprese, sulle loro strategie di sostenibilità e sulla responsabilità sociale. Da li ho capito che le aziende non si cambiano se non muta la maniera in cui sono finanziate e quindi ho cominciato a interessarmi ai temi dell’investimento responsabile (impact investing) e sono stata assunta da un grosso fondo di investimento europeo di Private Equity per creare da zero la loro strategia di investimento responsabile. Sono rimasta a Parigi per cinque anni e ho potuto crescere e viaggiare molto. Poi mi sono chiesta che cosa volessi fare dopo e da li mi sono resa conto che la mia più grande passione è sempre stata il cibo, mi ha sempre accompagnata fin da piccola. Nel 2017 ho deciso di mollare il lavoro e sono partita per qualche mese sabbatico in Europa e sono andata alla ricerca di chef, imprenditori, agricoltori che lavoravano nell’ambito del cibo sostenibile per farmi ispirare. In quel momento mio padre mi ha detto “ma visto che hai otto ettari di campi in Friuli perché non vieni e fai qualcosa qui?”. Ci ho pensato un attimo, ho fatto le valigie e sono tornata.

Zucchine

In che modo hai pensato di utilizzare le conoscenze acquisite nell’ambito della sostenibilità nell’azienda di famiglia? 

Sono rientrata avendo ben chiaro che se si vuole parlare di cibo sostenibile allora è fondamentale da una parte conoscere la realtà concreta sul campo e dall’altra capire come rendere l’agricoltura sostenibile sia dal punto di vista ambientale sia da quello economico. Quindi rientrata in Italia, mi sono iscritta alla scuola di agricoltura perché era necessario se volevo approfondire la parte “agronomica”. Nel contempo ho messo in pratica tutto ciò che avevo imparato a Parigi per poter essere in grado di gestire un’azienda con dieci dipendenti in modo innovativo.

Cosa vuol dire concretamente per voi “sostenibilità”?

Per noi sostenibilità vuol dire partire dalla salute del suolo: ha bisogno di cibo, di dormire e di essere lasciato tranquillo. Cerchiamo di aumentare la fertilità del suolo in modo da creare una simbiosi positiva tra le piante che coltiviamo, i microrganismi del suolo e l’ecosistema in senso più ampio. Quello che facciamo è ristabilire e nutrire la fertilità del suolo e cercare di fare meno lavorazioni possibile per non disturbare i microorganismi. Come si fa? Noi fertilizziamo i nostri campi solamente con compost e cerchiamo di creare delle aiuole semipermanenti facendo delle lavorazioni superficiali (il lavoro che farebbe un trattore lo fa un lombrico). L’idea è che più il suolo è vivo meno bisogno hai di lavorarlo. Per aiutare la creazione di sostanza organica a rotazione facciamo dei sovesci (utilizziamo dei cereali e delle leguminose), delle colture di copertura, che servono da un lato a tenere il suolo coperto, quindi a far si che non si eroda, o che prenda troppa pioggia, e dall’altro a mantenere o aumentare la fertilità del terreno.

Prima hai detto che vi dedicate alla coltivazione di diverse verdure e frutte dimenticate, ma anche di erbe aromatiche, piante selvatiche e varietà provenienti dall’estero! Ad esempio? 

I miei genitori hanno sempre cercato di salvaguardare la biodiversità e quindi noi da sempre andiamo alla ricerca di antiche varietà perché dal punto di vista gustativo sono veramente diverse, si tratta di prodotti che i contadini avevano selezionato non perché erano quelli che duravano di più sui banchi del supermercato o perché erano più produttivi ma perché erano i più buoni. Mi ricordo ancora quando io ero più piccola che portavano al mercato alcune varietà di pomodori e la gente non li voleva comprare. Il trucco è insistere e soprattuto spiegare come questi prodotti devono essere cucinati.

Cavolfiore

Ogni anno piantiamo filari e filari di vecchie varietà (ne abbiamo circa settanta in tutto) di fagioli rampicanti, che abbiamo recuperato in tutte le valli, montagne e colline della nostra e di altre regioni. Questi fagioli sono tutti rampicanti e crescono alti fino a più di due metri. Per questo necessitano di un sostegno forte (grossi pali di metallo e rete), che deve essere smontato e rimontato ogni anno secondo le rotazioni dei nostri campi. Sono varietà poco produttive e che richiedono molto lavoro (oltre all’impianto, li raccogliamo e sgusciamo a mano, per evitare che si rovinino), ma che sono gustativamente, nutrizionalmente ed esteticamente superiori, sotto ogni punto di vista! Ad esempio: i cesarins, i militons, i fasolas carniche multicolori, i fagioli delle “ciglia”, il borlottino di mossa.

Coltiviamo inoltre moltissime piante aromatiche: la salvia (salvia ananas, salvia viola, salvia limone, salvia sclarea…), la menta (almeno quindici varietà fra marocchina argentina, crispa, piperita, yerba buena…), il timo (timo variegato, timo limone, timo invernale…), l’origano, la santoreggia, l’erba luisa o verbena, l’alliaria, il calamo aromatico, l’assenzio, la nepitella, l’erba aglina, il porro selvatico, la “ceve” erba cipollona, l’artemisia variegata e normale, il kren, l’elicriso nazionale, la santolina, l’erba oliva, la stevia, l’issopo, il thé svizzero, il’bisco, il tanaceto, il lipidium (erba mostarda), il nasturzio, l’aneto, il coriandolo, il cerfoglio, il dragoncello, il crisantemo commestibile, il tagete, la melissa, il rabarbaro e  dieci varietà di basilico.

Per quanto riguarda le piante selvatiche e spontanee: lo sclopit, il tarassaco, il finocchietto selvatico, il rumex, l’acetosa, lo spinacio del malabar, l’atriplex verde e rossa, il farinello, il levisticum, l’erba di san pietro, lo spinacio rampicante, la pimpinella, la borragine, la ruta, il silene alba, l’achillea, il papavero, l’amaranto, la malva, l’erba stella.

Tra le varietà provenienti dall’estero o comunque poco conosciute: il kale (cavolo riccio), i pomodori: gialli, neri, gialli tigrati, arancioni, vecchie varietà di cuore di bue (circa cinquanta varietà quest’anno), la misticanza asiatica (mizuna, mibuna, mostarda verde e viola, crescione…), il tatsoi e il pak choi, il cavolfiore arancione e viola, le zucchine (gialle, verde chiaro, verde scuro, tigrate, tonde), le melanzane tigrate, i peperoni dei paesi baschi, i peperoni neri, la bieta arcobaleno, i fagiolini asiatici da metro, il fagiolino stortino di trento, il radicchio rosa isontina, il radicchio giallo canarino, le varietà vecchie di aglio di montagna, ke patate “coionarie” che si cuociono in umido, le patate viola… 

So che produci anche una bevanda poco conosciuta in Italia..

Il Kombucha è una bevanda a base di the fermentato ricchissima di proprietà benefiche per il nostro corpo. Il Kombucha è una bevanda ricca di batteri “amici”, antiossidanti, polifenoli e vitamine del gruppo B. È inoltre un ottimo alleato nella depurazione di fegato e sangue e ideale per rafforzare il sistema immunitario. Lo prepariamo con tutte le verdure e la frutta più fresche, direttamente dal nostro orto biologico, e cambiamo gusti ogni settimana!

Per voi è molto importante la formazione. In che senso?

Secondo noi l’educazione al mangiare bene, sano e sostenibile parte dall’esperienza, quindi non c’è lezione migliore che venire qui e guardare con i propri occhi e crediamo anche che l’aziende agricola non debba solo essere un luogo dove si produce del cibo ma al contrario uno spazio di incontro e di apprendimento. L’educazione al buon cibo e alla buona agricoltura parte proprio da qui, dalle radici del sistema alimentare. 

Per questo motivo, organizziamo periodicamente lezioni sui prodotti che coltiviamo (ad esempio sulle erbe spontanee, aromatiche e selvatiche), corsi di cucina per imparare a cucinarli e infine ci dedichiamo ai più piccoli con la fattoria didattica. Poi c’è tutta la parte di eventi come le “cene nell’orto” che sono delle esperienze “immersive” nelle quali è possibile imparare dove e come il cibo che mangiamo è coltivato. Sono delle serate per lasciarsi ispirare da nuove maniere di cucinare condividendo la tavola con i vicini di casa e tanti nuovi amici. E’ un’esperienza multisensoriale nel quale cibo, musica, agricoltura e arte si incontrano. L’idea quest’anno è di fare delle collaborazioni (delle cene a quattro mani) con chef provenienti da tutto il mondo. 

Le cene nell’orto

Dove possiamo trovare i vostri prodotti? 

I nostri prodotti si possono trovare il lunedì, il mercoledì e il venerdì dalle 15 alle 19.30 nel nostro spaccio a Udine, in Via dei Carlini 31 – loc. Baldasseria Media e se non c’è quello che cerchi te lo raccogliamo sul momento. Siamo inoltre al mercato di Piazza XX settembre a Udine il martedì, il giovedì, il venerdì e il sabato (le mattine). Il sabato mattina siamo presenti anche al mercato di Viale Vat a Udine e a Trieste in piazza sant’Antonio. Ora organizziamo anche consegne a domicilio (ogni week end pubblichiamo sui social il contenuto delle nostre cassette miste) e poi fino a martedì le persone hanno tempo per fare l’ordine e giovedì portiamo tutto a casa. 

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