Nato in Alto Adige e cresciuto a Monaco, in Germania, Christian Zandonella ha iniziato il suo percorso nell’ospitalità di lusso all’età di 16 anni. Una carriera internazionale la sua: Cancun, New York City, Maiorca, Barcellona, Toronto, Capri. A Vienna, viene premiato come general manager dell’anno per l’Europa, oggi è General Manager al W Rome.

Te lo ricordi il primo giorno di lavoro?
Sì me lo ricordo, io ho cominciato all’Hilton di Monaco. Negli anni Novanta, gli hotel si distinguevano principalmente in due categorie: c’erano gli hotel indipendenti, come ad esempio l’Hassler qui a Roma, e c’erano le catene alberghiere. Queste ultime avevano lo stesso standard nel servizio. Io sono entrato all’Hilton di Monaco, che aveva un ristorante con una stella Michelin, ed era diciamo un pò la struttura di riferimento in città. Il primo giorno di lavoro abbiamo pulito tutte le finestre della facciata dell’hotel – ride -. Nel pomeriggio ci hanno portato in una grande sala per una riunione e quando siamo entrati abbiamo trovato sulla sedia un cartellino che diceva “responsabile per il tuo futuro” e quando lo giravi c’era uno specchio. Fin dal primo giorno questa esperienza mi ha formato molto: è stata sicuramente una scuola molto dura ma che ha fatto crescere in me un grande senso di responsabilità.
Tu hai lavorato per diverse compagnie, conoscevi il W come brand?
Sì, conoscevo il brand. Nato a New York, il W è stato un pò una rivoluzione sul mercato dell’ospitalità. Stiamo parlando anche di un’epoca molto triste: la gastronomia all’interno degli hotel stava morendo e le strutture stavano diventando sempre più uniformi e corporate. Il W ha rotto in qualche modo questi schemi in maniera molto interessante. Poi con gli anni, il brand ha puntato troppo su un design molto eccentrico e non sempre i clienti hanno apprezzato. Con Roma abbiamo deciso di tornare un pò alle origini, abbiamo un design non scontato, molto unico nel suo carattere però più adulto ed elegante.

Con W Rome, possiamo parlare di un nuovo corso nella storia del brand?
Sì, è una nuova direzione, ovviamente il mercato del lusso è quello che sta crescendo di più perciò il posizionamento è molto importante: lo si fa attraverso il design, i materiali, i servizi. Il brand è sempre stato associato ai party, alle feste, ai giovani. Invece dall’apertura abbiamo avuto un riscontro molto positivo e i nostri clienti appartengono a tutte le fasce di età: ci sono famiglie con bambini, anziani e giovani. Abbiamo un mix molto interessante.
Se dovessi raccontare a qualcuno cos’è il W Rome, cosa gli diresti?
Penso che abbiamo creato un hotel molto contemporaneo. L’hôtellerie in Italia è spesso melanconica, gioca sempre con un richiamo verso il passato che non c’è più. E invece noi non abbiamo voluto farlo perché siamo più interessati a trasmettere il potenziale dell’ospitalità a Roma e in Italia.
Quali sono le attività che un ospite deve assolutamente fare quando arriva al W Rome?
Fin dall’inizio, la mia visione per questo hotel era molto chiara. Io non volevo semplicemente portare un brand americano in Italia con il suo concept, come succede sempre con le compagnie internazionali. L’idea era quella di creare qualcosa Made in Italy con dei partner italiani molto forti. Abbiamo Daria Arena per lo store, Ciccio Sultano nel ristorante, Fabrizio Fiorani sui dolci, Pier Daniele Seu sul rooftop con la pizza. Se ci pensi anche per quanto riguarda ad esempio il rooftop, invece che scegliere una cucina asiatica o di mare, abbiamo voluto scegliere la pizza che ci permette di trasmettere un messaggio chiaro: siamo vicini a Roma e ai romani. È un alimento che avvicina e non allontana.
Se dovessi trovarti di fronte un Christian di vent’anni e dovessi dargli qualche consiglio, cosa gli diresti?
Rilassati – ride – sai ho sempre voluto fare bene e volevo sempre crescere in questo mondo. Io in effetti non lavoro, non sento il peso. Se sono a casa o sono qui non c’è nessuna differenza. Rilassati perché penso che a quell’epoca le possibilità erano molte poche, era molto difficile entrare in una grande compagnia. Oggi le possibilità sono davvero illimitate.

Se dico W Rome?
Sai quando sforni i biscotti caldi e hai questa sensazioni di profumi e di sapori, così vedo il mio team, che noi chiamiamo “talent”, perché sanno coccolare i clienti in una maniera non formale però con un’attenzione al dettaglio e con tanta genuinità e amore. Questo è il W Rome.
Video intervista a Christian Zandonella:
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