ERIKA FAY NICOLE

Anselmo Guerrieri Gonzaga: “Il San Leonardo è un signore di montagna, elegante, forte, senza tempo”

La mia intervista ad Anselmo Guerrieri Gonzaga della Tenuta San Leonardo. Storie, racconti e dettagli inediti.
Villa Gresti

La storia della Tenuta

La storia di San Leonardo risale al sesto secolo d.C. quando alcuni prigionieri provenienti dalla Francia si insediarono in questo luogo e costruirono una piccola Cappella dedicata a San Leonardo Noblac, un santo francese patrono dei carcerati. 

Per comprendere veramente l’anima di San Leonardo va menzionato un fatto storico estremamente rilevante. Nel bosco della Tenuta passava l’unica consolare romana che andava dal Po fino alla Germania, la Via Claudia Augusta. Per questo motivo intorno al 1100, la Chiesa di Verona inviò alcuni monaci crociferi che rimasero qui per quasi cinquecento anni rendendo questo luogo un hospitalis, cioè un luogo di ospitalità dove accogliere i viandanti. Nel 1770 la Tenuta fu venduta alla famiglia De Gresti che s’impegnò a rispettare la carta hospitalis.

Per la presenza della famiglia Guerrieri Gonzaga in Trentino si deve attendere il 1894 quando il Marchese Tullo, nonno di Carlo Guerrieri Gonzaga, sposò Gemma de Gresti, alla cui famiglia apparteneva la Tenuta San Leonardo. Fu loro figlio Anselmo a guardare alla proprietà con nuovo spirito imprenditoriale e a introdurre grandi cambiamenti animato dalla sua innata passione per l’enologia.

Famiglia Guerrieri Gonzaga
Famiglia Guerrieri Gonzaga

In tutte le storie c’è sempre un momento di svolta. Per San Leonardo fu alla fine degli anni Sessanta, quando il Marchese Anselmo lasciò al figlio Carlo il compito di dare un nuovo volto alla proprietà di famiglia. Molto cambiò nelle vigne dell’azienda trentina: alla pergola furono affiancati il guyot e il cordone speronato e accanto al Carmenère e al Merlot, varietà presenti ormai da decenni se non secoli, furono introdotti nuovi vitigni, primo tra tutti il Cabernet Sauvignon. 

La vendemmia zero

Il 1982 fu l’anno della vendemmia zero, quella che produsse il San Leonardo come lo conosciamo oggi. In azienda arrivarono le prime barriques e in cantina si lavorò non più sulla base di uvaggi definiti in vigna ma sull’assemblaggio dei vini deciso dopo mesi di maturazione in legno. 

A partire proprio da quell’anno il San Leonardo si impose con decisione tra i nomi di riferimento dell’enologia italiana. Tutto ciò è stato il risultato della determinata convinzione di Carlo Guerrieri Gonzaga che la sua terra avesse caratteristiche così particolari da poter percorrere la strada dell’eccellenza viticola. 

Dal 2001 anche il figlio Anselmo, oggi amministratore dell’azienda, è impegnato a tempo pieno e come il padre è innamorato di questa terra trentina, dei suoi orizzonti, delle sue montagne e dei suoi profumi. 

Il Borgo di San Leonardo
Il Borgo di San Leonardo

La mia intervista ad Anselmo Guerrieri Gonzaga

Quando hai deciso di seguire la strada di tuo padre?

Io sono nato e cresciuto a Roma e mi sono trasferito qui a ventitré anni perché prima venivo solo d’estate per trascorrere le vacanze. Poi quando ho iniziato a vivere questo posto, ho capito la meraviglia delle stagioni, come tutto nasce, muore e rinasce. E questo ciclo costante ma sempre diverso mi ha insegnato tantissimo e mi ha conquistato. 

Hai mai pensato a cosa avresti fatto se non avessi deciso di intraprendente questo lavoro? 

Io volevo fare il gaucho in Argentina – ride – è vero, avevo questo grande amico argentino che possedeva delle mandrie. Io sono cresciuto in mezzo alle vacche perché mio nonno aveva una grande latteria a Roma e quindi la natura e gli animali mi sono sempre piaciuti. E quindi avrei comunque intrapreso un lavoro legato all’agricoltura. 

Dove ti vedi tra dieci anni? 

Sempre qua. Questo è sicuro perché è la mia radice. Però con una comprensione maggiore del suolo e con molti più animali. Ho molti progetti in mente e ora dobbiamo svilupparli. Ad esempio vorrei creare una locanda all’interno della Tenuta. 

So che nel 2015 avete intrapreso il percorso di conversione all’agricoltura biologica..

La conduzione agronomica delle vigne e in generale tutte le attività agricole della tenuta sono da sempre caratterizzate da un totale rispetto per il territorio e per la sua preservazione. Fedeli a questa filosofia, abbiamo deciso di intraprendere il percorso di conversione all’agricoltura biologica che si è concluso con successo alla fine del 2018 con il conseguimento della certificazione. Nello stesso anno San Leonardo è stata anche certificata “amica della biodiversità” dall’associazione BWA Friends of Biodiversity. Sono felici espressioni di questo approccio anche l’orto, con la sua preziosa collezione di rose antiche e la produzione di miele della tenuta.

Su quale aspetto della viticoltura vi state concentrando in questo momento?

Mio padre è stato colui che ha introdotto grandi innovazioni in cantina negli anni Ottanta con un’avanzata tecnica importantissima. Nel 2000 abbiamo migliorato la gestione agronomica in vigna, togliendo i disseccanti e migliorando la tecnica di potatura, con il metodo Simonit & Sirch (metodo che prende il nome dai suoi ideatori, Marco Simonit e Pierpaolo Sirch, fondatori della Scuola Italiana di Potatura della Vite ndr), che serve a mantenere la vigna in vita per lungo tempo. E’ proprio dalle vigne più antiche, che si creano i vini più “emozionanti”. Negli ultimi dieci anni la nostra attenzione si è trasferita sul suolo, sulla biodiversità e sulla micro fauna. Il nostro ruolo adesso è quello di portare la vigna in un perfetto equilibrio e di farla vivere più a lungo possibile.

Qual è il segreto di San Leonardo?

Il primo segreto sono le persone che abitano a cominciare dal nostro direttore che è nato in azienda, Luigino Tirelli. Si tratta veramente di uomini e donne le cui famiglie vivono nella Tenuta da generazioni e che si tramandano il lavoro di padre in figlio. Questa è la nostra meraviglia perché tu puoi essere attento e amare la tua azienda, ma se poi assieme a te ci sono tante altre persone che lo amano allo stesso modo, questo fa la differenza. Io non te lo so spiegare scientificamente, però sono convinto che le nostre piante sentano l’amore delle persone verso questo luogo. Poi magari fra cento, duecento anni sapremo spiegarlo. 

Se volessi descrivere il San Leonardo cosa diresti?

Il San Leonardo contiene il 60% di Cabernet Sauvignon, il 30% Carmenère e un 10% Merlot e per questo motivo rappresenta l’essenza della nostra azienda, in quanto incorpora tutti i vitigni presenti nella Tenuta, compreso il Carmenère, questo vitigno molto antico, poco conosciuto, e tramandato dalla nostra famiglia da quasi 150 anni. Il San Leonardo è un vino molto armonico, elegante, con una grande struttura. Una frase molto carina me la disse una persona durante una degustazione: “è un “signore di montagna, elegante, forte, senza tempo”.

Articolo realizzato per il numero di Dicembre di QB Quanto Basta

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